domenica, dicembre 22Istituto Giorgio Vasari Magazine

Io ci sono

Locandina spettacolo Io ci sono

Io ci sono

Recensione della rappresentazione teatrale e riflessioni sul femminicidio

“Le donne non devono più stare zitte” è la frase pronunciata il 25 novembre 2017 dalla presidente della Camera Laura Boldrini, ed è nel mio onesto parere il miglior spunto da cui iniziare. Recentemente è stato inserito nel vocabolario della lingua italiana un termine assai particolare: “femminicidio”. Oramai quasi tutta Italia, come tutto il mondo, ha avuto modo di assistere a casi di “femminicidio”, ossia l’omicidio di una donna in quanto donna, e di violenza di genere, prevalentemente quello femminile. Capita spesso di sentir parlare di donne vittime di sesso forzato, stupro, matrimonio in tenera età ecc. e nella maggior parte dei casi il maschio che ha inflitto tali barbarie alla femmina non è mai stato consegnato alla giustizia.

Quattro anni fa, tuttavia, un tentato “femminicidio” ha cambiato l’ordine delle cose ed ha sollevato la questione a livello internazionale: è il caso di Lucia Annibiali. La giovane trentaseienne italiana si era fidanzata da molto tempo con Luca Varani, avvocato come lei. La relazione che ne nacque era romantica e sincera, ed entrambi erano legati da una grande passione. Con il passare del tempo, però, alcuni fattori rilevanti contribuirono a tramutare un rapporto finora ferreo in un rapporto instabile e burrascoso. Lucia aveva come un presentimento che Luca la stesse tradendo, ed i suoi pregiudizi erano alimentati dal fatto che l’amante continuava imperterrito ad inventare scuse per non passare il tempo con lei, finché un giorno ne ebbe la conferma conoscendo faccia a faccia l’altra donna frequentata da Luca. Inorridita, Lucia lasciò senza tanti complimenti Luca, il quale, a seguito delle crisi interne che ne seguirono, pagò un paio di albanesi per bagnare la faccia della ex con l’acido e si “vendicò”.                                                                                                                                              Oggi Luca si trova in carcere, mentre Lucia è una donna nuova e sicura di sé, che ha approfittato della sua triste vicenda per inoltrare la questione violenza di genere con la pubblicazione della sua autobiografia “Io ci sono”, di cui in seguito vi è stata realizzata una rappresentazione teatrale dal regista Andrea Bruno Savelli. In occasione della festa nazionale contro la violenza femminile, il 25 novembre la rappresentazione di Savelli è stata esposta nei teatri italiani, ed io stesso sono stato spettatore al Teatro C. Monni di Campi Bisenzio (FI). Dal canto mio, la sceneggiatura è ben strutturata e l’uso del flashback alternato (si susseguono momenti in cui Lucia e Luca sono ancora insieme e momenti in cui Lucia si trova si trova all’ospedale nella cura contro l’acido) è determinante. La scenografia è inoltre limitata ed economica (un letto ed un telo bianco come sfondo). Ciò che più mi ha colpito è che vengono messi in risalto solo i tratti della relazione fra Lucia e Luca più tetri e conflittuali; lo sfregio con l’acido è escluso da tutto il copione, a significare che ciò che deve inquadrare lo spettatore sono le emozioni e i sentimenti, non il fatto in sé.                                         Uno dei dettagli che secondo me racchiude il nocciolo della tragedia è la maschera. Sebbene possa sembrare irrilevante, molte volte lungo il corso dell’opera l’interprete di Lucia si copre la faccia con una maschera bianca, poiché è proprio come un manichino che gli uomini trattano. Credono che siano solo oggetti materiali, senza comprendere quale sia la loro vera importanza nella vita dell’uomo, ossia senza vedere che cosa si cela dietro la maschera. Esiste qualcosa, al mondo, che possa riempire di gioia un uomo se non il viso della propria amata?

Interessante è stato l’intervento finale dell’associazione di Promozione Sociale-Onlus contro la violenza di genere “Artemisia” che ha argomentato il caso dell’Annibali in relazione con i tanti altri che purtroppo sconvolgono il pianeta ogni anno.

Simone Tamantini  III BLA

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