Al giorno d’oggi è sempre più frequente sentir parlare di robot, utilizzati in svariati modi, perfino nella scuola, infatti “l’applicazione della robotica a fini educativi è una tendenza in continua crescita e sta attirando sempre di più l’attenzione da parte dei docenti” (dall’articolo di Fabiana Bertazzi, Sulla robotica educativa). Fino ad ora queste macchine venivano utilizzate soltanto in alcuni ambiti, ma oggi è molto frequente trovare dei piccoli robot tra i giochi dei bambini o, comunque, tra oggetti di uso quotidiano. Viviamo sempre più a contatto con essi che, oramai, riescono ad avere un aspetto molto simile al nostro grazie alla Soft Robotics, con la quale si riesce a costruire i robot “con materiali morbidi e deformabili, in grado di interagire con gli esseri umani” (dal sito web della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa). In questo modo è possibile superare quella rigidità che caratterizza i robot, permettendo ad essi di avvicinarsi sempre più alla natura, a quello che li circonda. Sicuramente un argomento a loro favore è il fatto che oggi più che mai sono in grado di aiutarci, sia in azioni di tipo quotidiano che nell’ambito della scienza e della ricerca, poiché sono in grado di imparare, ovvero ricordare l’errore fatto e non ripeterlo più. Purtroppo, non vengono realizzati solamente a fin di bene: vengono prodotti sempre più spesso “guerrieri robot” utilizzati nelle guerre (poco tempo fa è infatti stato creato un cane-robot in grado di combattere meglio di una persona vera). Questo è un pericolo e proprio a causa di questa minaccia è necessario imporre subito dei limiti e delle regole a queste macchine (come viene detto nell’articolo de “Il Sole 24 ore”, Robot e Intelligenza artificiale). Ci sono infatti problemi etici, come la tutela dei dati acquisiti e la responsabilità civile delle macchine: se un robot va contro la legge (per esempio facendo del male a qualcuno), il responsabile è lui stesso oppure il suo programmatore? Beh, la risposta non è scontata, poiché è l’uomo che ha dato delle basi alla macchina, ma è anche vero che essa oramai è praticamente autonoma, ovvero in grado di decidere da sola cosa fare. È quindi necessario stabilire fin da adesso un regolamento ben preciso, creando uno status giuridico per i robot, dichiarandoli persone elettroniche responsabili delle proprie azioni. Poco tempo fa abbiamo potuto partecipare ad una lezione sull’intelligenza artificiale, durante la quale ci hanno fatto scoprire un nuovo mondo, parlandoci di “Asimo”. Dopo aver visto qualche video ci siamo resi conto che è in grado di fare tantissime cose che possono sembrare banali, ma non lo sono assolutamente: da correre, saltare, salire e scendere le scale fino ad aprire una bottiglia, versare la bibita in un bicchiere e suonare il violino, tutte cose che nessun robot era mai riuscito a fare. Poi c’è “Robi”, molto più piccolo di Asimo (che è alto quasi quanto un uomo), in grado di rispondere alle domande della gente ed eseguire azioni che gli vengono richieste, come cantare, ballare o addirittura fare la guardia, alzarsi, sedersi eccetera. Ultima ma non meno importante: grazie alla Soft Robotics è stata creata “Sofia”, il cui corpo assomiglia in tutto e per tutto a quello di una persona vera. Tutto questo ci fa capire sia cosa è in grado di fare la scienza sia il fatto che se un domani questi robot dovessero essere messi in commercio (come sta accadendo con Robi), potrebbero veramente riuscire ad aiutarci nella nostra quotidianità; possiamo quindi affermare che “La robotica non rientra esclusivamente nel campo dell’informatica e della matematica, ma è un’attività interdisciplinare”, riguardante cioè vari ambiti (dall’articolo di Fabiana Bertazzi sulla Robotica educativa).
Chiara Ferretti, 3BLA
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