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Ritorno alle origini. Il vino: storia, cultura, sogno.

Ritorno alle origini.

Il vino: storia, cultura, sogno.

Pier-Auguste Renoie, La colazione dei canottieri, 1880-1881

Al giorno d’oggi molte persone preferiscono lavorare in campagna e negli agriturismi, luoghi questi ultimi in cui il cibo sano è il protagonista assoluto. Non a caso da alcune ricerche è emerso che le aziende agricole sono in continua crescita, soprattutto quelle gestite dai giovani.

In particolare sono aumentate le aziende produttrici di vino, la cui importanza è ormai cosa nota. Basti pensare che, di conseguenza, la maggior parte dei ristoranti offre una vastissima scelta di bottiglie di vino.

In tal senso anche la figura del sommelier sta diventando sempre più rilevante.

I giovani che decidono di dedicarsi al mondo enologico sono spinti da una forte passione.

Spesso, dopo aver finito gli studi, hanno l’obiettivo non di andare a lavorare in ufficio, bensì quello di vivere in campagna e dedicarsi, per esempio, alla produzione di olio e di vino, così come facevano i nonni e i bisnonni.

Oggi si parla sempre più frequentemente di degustazioni di vino, al quale abbinare ora una bella bistecca ora un buon formaggio.

Produrre vino significa stare al passo con i tempi, aver cura estrema nella gestione dei terreni e della cantina.

Il vino è ricco di storia: ha ispirato l’arte, la musica, il cinema, la letteratura. Per esempio, i discendenti di Dante, i Serego Alighieri, producono in Toscana il “Bello Ovile”, in riferimento al nome dato dal famoso scrittore alla sua patria.

Non solo letteratura: il vino, infatti, diviene protagonista anche delle pellicole cinematografiche. Esso è stato importante nei film di ogni tempo: molti attori, registi e produttori hanno narrato storie e racconti di vita attraverso il fascino del vino e di ciò che è capace di trasmettere. Esso è divenuto sempre più simbolo di cultura e conoscenza.

Dal cinema alla musica il passo è breve: esiste lo studio di un professore dell’università di Edimburgo, il quale ha fatto ascoltare ai suoi studenti vari tipi di musica mentre erano intenti a bere cabernet sauvignon e chardonnay cileno.

Egli, così, ha rilevato che i “Carmina burana” sono potenti e pesanti, il “Walzer dei fiori dello schiaccianoci” sottile e raffinato, “Twist can’t get enough” energica e rinfrescante, “Slow breakdown” pastosa e soft.

Una citazione di Marco Trevisani riassume in maniera esemplare quanto fin qui ora raccontato: “L’anima ama il vino perché inebria il pensiero, liberandola dai limiti che la mente le impone”.

ALESSIO BELARDINI, 3BSV

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