sabato, dicembre 21Istituto Giorgio Vasari Magazine

La mia quarantena nell’orto.

La mia quarantena nell’orto.

Trascorro questa quarantena forzata in un modo forse differente rispetto a tanti ragazzi,  dedicandomi al mio orto, che si trova vicino a Bagno a Ripoli, di preciso al Bigallo.

Sono lì quasi tutti i giorni perché mi piace e trovo appassionante nutrire gli animali, pulire le gabbie, raccogliere le uova e gestire l’orto in generale.Il mangime, in particolare, non è come quello che si utilizza nei grandi allevamenti, fatto apposta per fare crescere in fretta gli animali e far fare le uova ad alcuni. Utilizzo, per esempio, il granturco e il fioccato per i conigli.

 

 

Il mio orto accoglie molti animali a cui devo pensare io e di cui ho molta cura. Ho imparato, tra le tante cose, che i coniglietti che nascono senza pelo e ciechi non devono essere toccati altrimenti la loro mamma non li allatta più. Ci sono poi le galline chioccia che covano: dopo 22 giorni nascono i pulcini; invece ci vogliono 30 giorni per far nascere le papere. 

 

 

 

È facile capire se nasceranno i pulcini perché, passate due settimane, si può sentire se l’uovo è buono o meno. Appena nati, dopo un giorno, i pulcini vanno messi in una gabbia a parte e, finché  non saranno grandi, la loro mamma non li abbandonerà.

 

Ci sono anche due loci, termine aretino che indica i paperi e che, appena vedono qualcuno, beccano; troviamo poi due anatre mute e due fagiani che, al crepuscolo, vanno a dormire. Ci sono pure le tortore: appena spunta il sole, sono lì tranquille a prenderlo. Infine le api, appena fa luce, cominciano a ronzare posandosi sui colorati fiori. 

 

Spesso aiuto mio nonno a curare i limoni, a produrre il miele, e a fare mille altre cose che servono per tenere l’orto sempre vivo: trapianto, semino e annaffio le piante che stanno crescendo; poi con il trattore lavoro il terreno e lo rendo pronto per essere coltivato 

 

 

Testo e foto a cura di   Riccardo Casini 4^BSV

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