Alcuni studenti e studentesse del Liceo scientifico di scienze applicate dell’Istituto hanno partecipato alle gare di Olimpiadi di filosofia con un saggio filosofico elaborato a partire da alcune tracce scelte dalla commissione dipartimentale di filosofia, rispettivamente dalle docenti Maddalena Mancini e Agata Maugeri.
Qui di seguito riportiamo uno dei saggi che la commissione dipartimentale reputa meritevole e svolto dalla studentessa Elisa Shqarri della classe 3 BLA. La traccia di indirizzo estetico è la seguente:
“L’arte è l’unico vero ed eterno organo e documento insieme della filosofia, […] è per il filosofo quanto vi ha di più alto, perché essa gli apre quasi il santuario, dove in eterna ed originaria unione arde come in una fiamma quello che nella natura e nella storia è separato, e quello che nella vita e nell’azione, come nel pensiero, deve fuggire sé eternamente. […] Ciò che noi chiamiamo natura è un poema chiuso in caratteri misteriosi e mirabili. Ma se l’enigma si potesse svelare noi vi conosceremmo l’odissea dello spirito, il quale, per mirabile illusione cercando se stesso, fugge se stesso; poiché si mostra attraverso il mondo sensibile solo come il senso attraverso le parole, solo come, attraverso una nebbia sottile, quella terra della fantasia, alla quale miriamo. Ogni splendido quadro nasce quasi per il fatto che si toglie quella muraglia invisibile che divide il mondo reale dall’Ideale, e non è se non l’apertura, attraverso la quale appaiono nel loro pieno rilievo le forme e le regioni di quel mondo della fantasia, il quale traluce solo imperfettamente attraverso quello reale. La natura per l’artista è non più di quello che è per il filosofo, cioè solo il mondo ideale che appare tra continue limitazioni, o solo il riflesso imperfetto di un mondo, che esiste, non fuori di lui, ma in lui.”
(F. Schelling, Sistema dell’idealismo trascendentale)
L’arte, in qualunque delle sue forme si manifesti, è per Schelling, così come per molti filosofi del Romanticismo e dell’Idealismo, la strada per comprendere a fondo -più della scienza – la natura e lo spirito. Facendo riferimento al testo e dialogando con altri filosofi che conosci, argomenta questa affermazione.
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“L’arte è l’unico vero ed eterno organo e documento insieme della filosofia, […] è per il filosofo quanto vi ha di più alto, perché essa gli apre quasi il santuario, dove in eterna ed originaria unione arde come in una fiamma quello che nella natura e nella storia è separato”.
Schelling in quest’opera paragona l’arte alla filosofia, le mette su uno stesso piano. Ci dice che solo queste due discipline possono essere considerate “l’organo” adatto per districarsi dal mondo sensibile e riuscire a vedere al di là, a trascendere, per contemplare il mondo delle Idee. Schelling afferma che il mondo delle Idee è un “poema chiuso in caratteri misteriosi e mirabili” e che, nel caso riuscissimo a afferrare la sua essenza, scopriremmo che lo spirito è continuamente in lotta con sé stesso, nel tentativo di capirsi mentre è spinto a scappare dalla verità. Infine Schelling ci illustra come il mondo delle Idee possa mostrarsi, come per riflesso, nel quadro di un pittore, dove il pittore stesso, attraverso la sua anima, riesce a “creare un ponte fra il sensibile e l’Ideale”.
Non è la prima volta che troviamo questa affermazione. Esiste una scissione fra mondo del reale, inteso come del sensibile, di ciò che noi vediamo e che è direttamente a contatto con noi, con quello Ideale, di cui il reale è soltanto una “copia”. Il mondo Ideale è il mondo della verità e il modello delle cose che sono in quanto esiste l’Idea di esse. È consequenziale il fatto che i due mondi, anche se cosi diversi e distanti da loro, sono collegati. Il mondo sensibile non potrebbe “riprendere” il mondo Ideale se non fosse collegato a esso e non sapesse, anche in minima parte, come è fatto. Si è sempre cercato, nella storia della Filosofia, di trovare il modo di collegarci alla verità, che fosse essa un elemento naturale, un àpeiron indistinto, o un mondo a sé stante, per poter capire o almeno avere alcune risposte alle nostre domande. E se in alcuni casi, come i sofisti, la verità era relativa e impossibile da conoscere, si trovava stratagemmi per renderla il più universale possibile. Non è infatti, la verità, qualcosa che ci accumuna, qualcosa di universale, che tutti possono considerare come “proprio”? Il punto è che innegabilmente esiste un “ancora” che collega il reale dalla sua “copia”. Uno dei legami più forti lo possediamo noi stessi e è l’anima. Viene detto esplicitamente anche nell’opera di Schelling che riferisce che il quadro fatto dall’artista non è altro che una finestra del mondo ideale. Il pittore riesce a rendere tangibile questo contatto con le Idee perché usa la sua anima, espressione essa stessa delle idee, per dipingere. Questa teoria è condivisa anche da Platone. Il filosofo, per spiegarci cos’è e perché l’anima è in continuo conflitto con sé stessa usa un mito, il mito della Biga Alata. Il mito paragona l’anima a un carro, un carro trainato da due cavalli, che si muove verso l’Iperuranio (luogo in cui, secondo Platone, si trovano le idee). I due cavalli sono l’uno l’opposto dell’altro. Se uno si fa guidare con docilità dall’auriga, l’altro scalpita e cerca di far cadere giù il carro. Quando il carro cade giù, arrivando nel mondo del sensibile, esso è già stato molto vicino al mondo delle idee, perciò conosce in minima parte come è fatto e riesce, anche se si trova nel mondo del sensibile e anche se ostacolato dal corpo, a dialogare con l’Iperuranio. Persino Socrate ci dice che l’anima è lo specchio della verità e che solo curandola, attraverso la filosofia e il lento distaccarsi dal mondo sensibile, si riesce a giungere alla Verità.
Non tutti sono però d’accordo con questa tesi. Alcuni potrebbero dire che i due mondi non sono collegati tra loro o che non esistono affatto. Nel primo caso ci si chiede perché debbano essere necessariamente legati l’uno all’altro. Non potrebbero esistere due mondi completamente distinti,
Testo a cura di Elisa Shqarri 3 BLA