Prima della comparsa sulla Terra dell’austrolopiteco, il nostro antenato primordiale, ogni catastrofe naturale accadeva prevalentemente per cause di natura extra-terrestre. Al giorno d’oggi, invece, sembra proprio che la minaccia per una nuova catastrofe naturale (stavolta con probabili conseguenze a lungo termine) provenga niente meno che dall’interno, come la tossina prodotta da un virus in un organismo. E ragionando per esclusione, si può giungere alla conclusione che noi, l’umanità, siamo il virus, e la tossina che diffondiamo altro non è che la nostra azione: gli effetti collaterali della nostra cosiddetta “impronta ambientale” legata ad implementazioni tecnico-industriali come fabbriche, discariche, ciminiere, mezzi di trasporto, persino bombolette spray, stanno alterando l’equilibrio climatico e la sanità ecologica della nostra casa. C’è qualcosa che possiamo e dobbiamo fare, per evitare che questi effetti divengano incontrollabili e permanenti? Bisogna innanzitutto cercare di capire quali sono stati e quali sono tuttora i nostri errori, perché solo studiando le cause che ci hanno fatto cadere siano in grado di rialzarci. La scintilla che ha dato il via a tutto ciò è sicuramente identificabile con la maestosa evoluzione scientifica e industriale: spinto dalla frenesia di inventare ed aggiungere, l’uomo ha sovraccaricato l’ambiente con le sue bizzarre invenzioni, come precedentemente detto fabbriche, ciminiere, discariche, nuovi mezzi di trasporto come la comunissima automobile ecc. Ed è proprio in questo momento che fanno il loro ingresso in campo i principali prodotti di scarto di questi mirabolanti marchingegni, i gas serra: non tutti sanno che questi gas possiedono l’abilità di catturare un discreto numero di radiazioni solari, ed una loro sovrabbondanza nell’atmosfera comporterebbe inesorabilmente ad un aumento sproporzionato della temperatura terrestre (il famigerato “riscaldamento globale”), come difatti è successo. Se le condizioni non variano, la probabilità che un italiano trovi davanti al suo portone un orso polare o che un eschimese si imbatta in un canguro davanti al suo igloo salirà terribilmente. Ma i problemi non si fermano qui. Quelle che i gas serra immagazzinano sono solamente semplici radiazioni solari, comuni ma soprattutto innocue. Non tutti sanno che ne esistono altre di diversa natura, dette radiazioni ultraviolette, le quali, a differenza delle loro sorelle, immagazzinano molta più energia e di conseguenza risulterebbero dannose per la vita. In aiuto di quest’ultima è giunto un gas, l’ozono, che in età primordiale si è raggruppato negli strati più alti dell’atmosfera terrestre ed ha costituito una barriera capace di deviare le radiazione ultraviolette e proteggere il pianeta. Oggi la compattezza di questo “scudo” è messa a dura prova da un altro tipo di gas, i clorofluorocarburi (CFC) diffuse nell’atmosfera contenuti nelle comuni bombolette spray: quando questi gas interagiscono con l’ozono O3, all’altezza dello strato, si sottraggono un atomo di ossigeno trasformandolo in semplice ossigeno, O2, creando un buco sempre più ampio nello strato. Se la diffusione dei CFC non viene attenuata, presto abbronzarsi non sarà più un divertimento. Le generazioni presenti hanno la responsabilità di non lasciare un mondo deteriorato e precario alle generazioni future, siccome l’uomo non può permettersi di mandare il pianeta al macello, perché se la Terra sprofonda, l’uomo farà altrettanto come se egli fosse un virus e la Terra l’organismo infetto. Dobbiamo dunque cominciare a cambiare il registro, a partire da un cambiamento sostanziale nei nostri apparati energetici. Dobbiamo ridimensionare le nostre abitudini di consumo, limitare l’uso di apparecchiature produttrici di gas serra e di CFC, ma soprattutto volgere lo sguardo verso un’economia sostenibile con alla base una fonte di energia rinnovabile. E’ indispensabile perciò che l’uomo ritrovi la stessa frenesia dell’inventiva che ha posizionato alle fondamenta della ricerca scientifica, ma stavolta utilizzarla per attenuare la propagazione di ciò che ha generato. E’ indispensabile una collaborazione internazionale, poiché deve essere tutto il mondo convinto a migliorarsi, non solo una parte. E’ indispensabile introdurre nuove strategie anche a livello politico, con leggi che non impostano il loro obbiettivo solo sulla sicurezza sociale, ma anche ecologica e ambientale, soprattutto nei paesi sviluppati in modo tale da fare esempio a quelli in via di sviluppo. Ogni individuo, ogni impresa, ogni comunità, dovrà svolgere il suo compito. Si tratta solo di effettuare un piccolo strappo alla regola e andare per esempio a lavoro in bicicletta.
Simone Tamantini III BLA
Immagine in copertina by uffingtonpost.it